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Compie 100 anni il Tractatus Logico-Philosophicus di Wittgenstein

Ricorre quest’anno il centesimo anniversario della pubblicazione del Tractatus Logico-Philosophicus, unica opera data alle stampe in vita dal filosofo del linguaggio e logico austriaco Ludwig Josef Wittgenstein, intellettuale che Bertrand Russell definì: “Il più perfetto esempio di genio che abbia mai conosciuto”, e considerato da molti uno dei massimi pensatori del XX secolo.

Nato a Vienna il 26 aprile 1889, Ludwig era l’ottavo e ultimo figlio di una famiglia facoltosa di industriali di origini ebraiche. Amico di Maurice Ravel e Johannes Brahms, il giovane Wittgenstein frequenta e cresce nel vivo e stimolante mondo culturale dell’Austria fin de siècle. All’università studia ingegneria aeronautica, ma nel 1911 incontra il filosofo Gottlob Frege che gli consiglia di andare a studiare in Inghilterra dal matematico e logico Bertrand Russell. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale, ma viene catturato e rinchiuso a Cassino, e proprio in questo periodo scrive il suo Tractatus. Nel frattempo rifiuta la cospicua eredità paterna, ritenendo il danaro una fonte di corruzione e vive insegnando nelle scuole prima in Austria e poi in Irlanda.

Il Tractatus faticò a trovare un editore a causa della sua struttura e della sua brevità. Uscì prima in tedesco su una rivista di filosofia con il titolo Logisch-philosphische Abhandlung, e poi fu pubblicato come libro, in inglese, nel 1922 con l’introduzione di Bertrand Russell. In Italia, invece, venne tradotto per la prima volta nel 1954.

Il Tractatus Logico-Philosophicus è considerato uno dei testi filosofici più importanti del Novecento. Il libro, come dice l’autore stesso: “tratta i problemi filosofici e mostra – credo che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio”, e ha come tema principale l’indagine sulla natura del linguaggio e la capacità di quest’ultimo di raffigurare la realtà. Secondo il filosofo, c’è una profonda relazione tra linguaggio, mondo reale e pensiero, partendo dalla constatazione che il mondo non è l’insieme delle cose, bensì dei fatti. Il pensiero e il linguaggio non sono la realtà, ma hanno delle strutture in comune con questa.

Il volume, breve ma estremamente denso, si compone di 7 asserzioni principali ordinate in modo gerarchico e una serie di commenti ad esse. La più nota delle asserzioni è la famosa frase

“Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere” che ha dato origine a molte speculazioni non solo in ambito logico, ma anche nel campo dell’etica.

Secondo il Wittgenstein del Tractatus, la struttura del linguaggio unico e perfetto rispecchia bene quella della realtà, e le sue proposizioni elementari o atomiche, corrispondono ai fatti semplici del mondo, ovvero ai dati sensibili immediati. Ne deriva che i confini della logica debbano necessariamente essere anche “i confini del mondo”. La differenza tra scienza e filosofia starebbe nel fatto che, mentre la scienza è costituita da proposizioni elementari con significato empirico; le proposizioni della filosofia, invece, non essendo riconducibili alle proposizioni elementari di significato empirico, sono considerate pseudo-proposizioni senza senso. Ne consegue, ad esempio, la vanificazione di tutta la speculazione metafisica, considerata inconsistente in quanto esula dall’ambito di significanza del linguaggio. Le proposizioni di tipo metafisico, dunque, non raffigurando fatti del mondo, non sono formulabili in termini di un linguaggio sottoponibile alla verificazione e alla falsificazione e, di conseguenza, sono insensate. Il compito della filosofia, a questo punto, è solo quello di chiarificare le proposizioni e perciò, da dottrina quale viene comunemente considerata, deve passare ad essere pensata come una pura attività.

Il Tractatus Logico-Philosophicus, col le sue sette proposizioni fondamentali, i commenti e le esplicazioni, eserciterà molta influenza sulla filosofia del tempo e quella a seguire, e avrà un’importanza decisiva nello sviluppo del Neopositivismo e della Filosofia analitica del Novecento, così come eserciterà una certa influenza anche in altri ambiti quali, ad esempio, la teoria dell’informazione e la psicologia.

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