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Novità editoriali. Le ripetizioni di Giulio Mozzi. Oltre il romanzo italiano contemporaneo

Se è vero, come molti sostengono, che solo pochissime opere letterarie nel panorama italiano degli ultimi decenni supereranno “la prova del tempo”, il romanzo Le ripetizioni (Marsilio, 2021), di Giulio Mozzi (1960), potrebbe essere tra queste.
Noto ai lettori soprattutto come autore di racconti (tra le varie raccolte ricordiamo: Il male naturale, Mondadori 1998; Favole del morire, Laurana 2015; Un mucchio di bugie. Racconti scelti 1993-2017, Laurana 2020), opere in versi (tra cui Dall’archivio, Aragno 2014) e manuali di scrittura creativa (come Oracolo manuale per scrittrici e scrittori, Sonzogno 2019), Mozzi lavora da anni come curatore editoriale, scopritore di talenti e insegnante di scrittura. Nel 2011 ha fondato a Milano la “Bottega di narrazione”, una scuola di scrittura creativa molto seguita e ora attiva anche in rete.
Con il suo primo romanzo Le ripetizioni, frutto di una lunga gestazione durata oltre un ventennio, Mozzi è entrato anche nella dozzina del Premio Strega 2021. A proporre il libro per la LXXV edizione dell’ambito Premio è stato il critico e filologo Pietro Gibellini che lo ha definito: “Un romanzo che riesce a coinvolgere e a parlare di noi, senza che l’autore passi, come accade spesso nella narrativa contemporanea, attraverso la cronaca”.
E in effetti è vero. Se la tendenza del romanzo italiano contemporaneo – oggi ben lontano dalla vocazione alla verità, all’etica e alla critica sociale – è quella di raccontare vicende del singolo o al massimo di una famiglia, spesso in forma di vera e propria autobiografia, sempre legate alla storia recente o alla cronaca, e che narrano con uno stile piano e misurato e una scrittura emozionale, vicissitudini famigliari, infanzie e adolescenze problematiche, turbe amorose e la necessità dei protagonisti e dei personaggi di trovare un proprio posto nel mondo, il romanzo di Mozzi si colloca completamente agli antipodi di queste coordinate letterarie.
Con le sue 368 pagine e 40 brevi capitoli, Le ripetizioni è un libro dalla struttura complessa, impeccabile nella forma, elegante nello stile, con un contenuto che può piacere o non piacere, capace di suscitare al tempo stesso forti critiche e grande ammirazione, rifiuto e incanto, ma che, di certo, non lascia indifferente il lettore. Diciamo subito a chi considera la letteratura come una forma di svago, un’attività consolatoria, distensiva, a cui dedicarsi per una pausa dal mondo esterno, che è meglio tenersi alla larga da una simile lettura.
Protagonista del libro di Mozzi è Mario, esempio del nuovo inetto e uomo senza qualità tipici del romanzo del secolo scorso. Mario è un antieroe, incapace di scegliere, e proprio in questa sua incapacità di scelta e indirizzare la propria vita c’è la tragicità dell’individuo che, per certi aspetti, avvicina Le ripetizioni alla tragedia greca che poi, del resto, è sempre molto attuale. Mario non solo non può scegliere, ma è costretto (per via della sua non scelta) a servire chiunque: dalle donne problematiche e ambigue che sono nella sua vita, a Santiago, il personaggio luciferino che sembra uscito dalla mente del Marchese de Sade e che gli chiede di soddisfare le sue volontà più perverse. Le avventure di Mario, in parte reali, in parte immaginarie, ma senza dare mai al lettore la certezza di aver compreso veramente, si incrociano oltre che con Bianca, Viola (le “sue” donne) e Santiago, anche con altri personaggi più o meno delineati che sono il Grande Artista Sconosciuto, il Terrorista Internazionale, il Martellatore di Monaci… figure, almeno apparentemente, perse e fagocitate anch’esse dal vortice senza senso del mondo e della vita.

Il comitato dello Strega ha consigliato la lettura di Le ripetizioni al solo pubblico adulto, e con appena 67 voti ricevuti su oltre 600 votanti, il libro non è entrato nella cinquina da cui poi, come sappiamo, è uscito vincitore Due vite di Emanuele Trevi. Eppure l’opera di Mozzi è forse il romanzo dell’anno, un libro di cui si è parlato molto e, di certo, si continuerà a parlare. Se allo Strega non ha fatto breccia, si è però aggiudicato l’edizione XLVII del Premio letterario internazionale Mondello, dove è stato definito un libro che “evidenzia processi compositivi che smontano, con perizia chirurgica e crudeltà sconcertante, il personaggio, il tempo, la storia”, e che “ci interroga, pagina dopo pagina, sull’affidabilità della memoria, generando nel lettore il dubbio che, ripetizione dopo ripetizione, ogni storia vera che si racconti, che ci raccontiamo, a cominciare da quella dell’identità, non si fondi altrimenti che su un falsato ricordo. Un dubbio perturbante e fecondo, dal quale promana tanta grande letteratura”.
E, in effetti, tra i temi presenti nell’opera di Mozzi ci sono il tempo e l’amore. Il tempo di Le ripetizioni – lo si evince già dal titolo – non è lineare. La storia di Mario è legata a una data circolare: il 17 giugno che si ripete non nel chronos, ma come kairos in cui si compie quell’unione dell’azione umana con il tempo. Non a caso nel romanzo è messa costantemente in discussione non solo l’affidabilità della memoria, ma della realtà stessa, lasciando il lettore nel dubbio che ogni storia raccontata, a cominciare dall’identità dei personaggi, non si fondi in verità che su un ricordo impreciso. Mario, in questa sua avventura sospesa tra realtà e immaginazione, cerca di recuperare delle informazioni e si rende conto che la memoria può ingannare, inoculando anche nel lettore un dubbio, perché se le informazioni non possono essere recuperate, allora è possibile che il passato non sia mai veramente esistito.
L’altro grande tema del libro è l’amore, ma – per questo il volume di Mozzi è stato molto criticato – di certo non l’amore a cui la letteratura che va per la maggiore oggi ha abituato i suoi lettori grazie al buon vecchio processo di identificazione. Mozzi intende l’amore come un legame che connette (necessariamente?) gli individui, ma questo legame è spesso violento, morboso, scandaloso e perverso. L’autore non ha paura di indagare fin negli angoli più reconditi della psiche umana e di guardare negli occhi l’altra faccia delle cose. E qui, in questa terra di nessuno, dove pochi scrittori si sono spinti (Tra questi pochi ci sono sicuramente Pasolini e Antonio Moresco), ha “incontrato il diavolo”.
Le ripetizioni assomiglia ad alcuni di quei vecchi e misteriosi libri di alchimia spirituale, capaci – una volta superato lo sconcerto iniziale e decodificati i simboli – di spingere a guardarsi dentro e a scovare i dubbi, le paure e il mistero che albergano nel profondo della psiche. Come un’opera venuta da lontano e magistralmente elaborata per renderla più intelligibile, il libro di Mozzi ci mostra un percorso, una strada tortuosa e pericolosa, piena di quei mostri che, per quieto vivere, per ipocrisia o per paura, ci guardiamo bene dal voler affrontare. Quei “guardiani della soglia” terribili che se sfidati e superati nel modo giusto, possono offrirci una conoscenza di noi stessi e del mondo che al momento non abbiamo, e questo perché riuscire a comprendere davvero il male e il caos essenziali dell’anima umana sarebbe un’ottima possibilità di evoluzione per l’individuo e per la specie.

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