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Racconti saltuari 5. Di Gianluca Montebuglio

” Ah Donna!”

” Ah bello su tutte le rote!”

(Amore Tossico – 1983)

Siamo siringhe caricate a salve. Ci nascondiamo male, viviamo peggio. Odoriamo di libertà malconce, increspati da piccole maree quotidiane, ma siamo vivi, hai voglia se siamo vivi. Siamo così vivi che ancora viviamo, che ancora ci puoi ascoltare mentre parliamo fitti fitti sotto un lampione, tra una botta di crack e la voglia di sfiorarci. Paghiamo caro tutto, paghiamo con la nostra povertà mannaggia i morti vostri. Ci cadono i denti, si rimpiccioliscono gli occhi, non vediamo niente, camminiamo in faccia a un muro, il muro cambia, suggerisce cose, sprofonda e di colpo si scaglia verso il cielo, in cerca di aria e di lontananza. Ma resta lì, a guardarci. All’anema do ‘bambinello beato sulle spalle e ‘chillu fesso e San Giuseppe. La miseria, la miseria ci somiglia. Al bar di zi’ Andrea il biliardo sta in piedi per miracolo, ci metti dentro una bestemmia e quello ti caccia le palle, e mentre caccia le palle trema, trema come trema o ‘schizzo, come gli altri. Siamo un’astinenza continua, randagi a vanvera. Non ci vuole nessuno. Non ci vuole la madre, non ci vuole la chiesa, non ci vogliamo noi stessi, non ci vuole manco Dio. Salive incrostate, fondi di pozzo, maglie sporche e menzogne, neonati a casa e fratelli in galera. Passa Giovanna, la figlia dell’assessore. Mischia il suo profumo alle arance scafacciate sul marciapiede, al tanfo di merda. Il suo profumo alla fine non vince mai, le sue zizze sì. Tonde, grandi, appena sporte, la accompagnano nel passo svelto e un po’ intimorito. Me la godo, la guardo. Giovanna è bona e me la chiaverei senza dignità, se adesso mi dice sì me la sfondo, sto tutto pigliato a cobretto, divento un David a cazzo duro con il cobretto, e resto così per ore. Le femmine ci vanno pazze, alla fine io mi faccio e ci sballiamo in due. Studia economia, Giovanna. Noi studiamo come azzeccare una decina d’euro ogni giorno. È più difficile quello che studiamo noi, senza che si sbatte Giovanna, è na ‘guerra. Il diritto all’eroina va esteso a tutti, senza distinzione. Perchè qua due sono le cose: o ci venite a salvare o lasciateci fare come ci viene,  vuje e ‘chella bucìa da ‘sacra famiglia, mannaggia e ‘mangiatoie vasce chiuse dinto e ‘stalle e l’ate. O ‘vittimismo. L’assistente sociale diceva che facciamo o ‘vittimismo, mi disse De Paolo tu una mamma e un padre ce li hai, hai studiato, tenevi tutte le possibilità mò che vuoi? La prossima volta gli sputo in faccia, chest ‘voglio. Scusa mammà, scusa papà. Pasqualino arriva proprio ora da Caivano, sta più accelerato del suo liberty. Ce ne andiamo nel cortile abbandonato dietro al bar, là ci sta un vecchio cesso. Ritorno a casa a prendere un limone. E pure oggi amma ‘magnato.

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