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“Kos” by Michele Porsia.

Kos

Michele Porsia

Translation by Brenda Porster

La politropia musicale in Kos di Michele Porsia

 

[…] I testi di Kos (Kos in ceco vuol dire “merlo”) sono stati scritti a Praga tra maggio il 2012 e settembre 2013. Sono stati frutto di numerose suggestioni di natura eterogenea: fatti personali, cambiamenti spaziali; apparizioni di merli in momenti topici della vita del poeta, intrecciati con alcuni testi di Wallace Stevens, in particolare Teerteen ways of looking at a blackbird che l’autore ha avuto occasione di ritradurre nell’agosto 2012; i disegni che Montale tratteggiava su biglietti e fogli sparsi lasciati quotidianamente alla compagna e che Porsia ha potuto visionare in una mostra di manoscritti a Pavia; alcune canzoni jazz e pop e, soprattutto, la musica di Olivier Messiaen, in particolare le trascrizioni per pianoforte e orchestra del canto degli uccelli che il Maestro realizzò negli anni Cinquanta e che poi inserì nelle proprie opere più importanti, ma che già prima erano presenti come suggestioni in opere come La Nativitè du Seigneur, Quatuor pur la fin du Temps e Vingt regards su l’enfant-Jésus, composte fra gli anni Trenta e Quaranta. Egli, in particolare, nel 1951 realizzò un brano per flauto e pianoforte intitolato Le merle noir (Il merlo nero) per mettere alla prova le capacità dei flautisti che facevano richiesta d’iscrizione presso il Conservatorio di Parigi. È quindi qui che fa per la prima il suo ingresso all’interno della musica contemporanea il verso del merlo.

 Com’è noto, Messiaen amava dire di considerare se stesso un ornitologo più che un compositore, a causa del proprio studio delle modalità espressive del canto degli uccelli applicato sperimentalmente alla teoria della composizione; e come Messiaen, con la propria opera, realizza una sorta di ornitologia della musica, Porsia, in questa silloge – poemetto, dà luogo ad una vera e propria ornitologia della parola. In Kos, infatti, il merlo è simbolo della comunicazione, della parola come copia platonica delle Idee che si stacca come una membrana inflaccidita dall’area di Broca per distribuire i propri vibranti fonemi nell’aria e renderli presenza materiale dotata di senso; ma contemporaneamente, proprio per questo doppio fondo semiotico, è anche icona dello sradicamento, dell’eversione dal sé, dell’ecolalia del verso, continuamente corretto da addizioni e sottrazioni, da fischi, schiocchi e trilli, perché solamente “quando si è stranieri e muti a se stessi”, appunto, “è possibile un’ornitologia della parola”. “Divenire lingua di merlo muto – verso animale”, allora, sembra essere il vero compito del poeta ultracontemporaneo, nell’individuazione di una neoglossa che possa catturare, nelle sue varie sfaccettature, l’essenza continuamente cangiante del reale attraverso le pause e gli attributi filosofici del silenzio e del rumore. Il modo in cui il merlo impara a ripetere le parole somiglia ad una pedagogia del senso, è il modo in cui il bambino impara a parlare o, foniatricamente, sembra assumere la valenza metaforica di una lallazione in perpetua ricerca di Sihn e Bedeutung. La riflessione, qui, si fa poesia filosofica che trova il suo tempo di decadimento nella filosofia del linguaggio.

Allora, l’osservazione e la successiva imitazione dei versi degli uccelli come principio compositivo già di Messiaen si incontra, in Porsia, con la propria esperienza di insegnante d’italiano all’estero (ha infatti lavorato per il Teatro Nazionale di Praga nella preparazione de L’Olimpiade di Josef Mysliveček su libretto di Pietro Metastasio) e con la propria percezione meta-analitica (nel senso di Pearson) del verso del merlo, un verso dai colori imprevedibili nella metatopia linguistica che egli, intellettuale ed artista emigrato in terra straniera, vive diuturnamente. Dice il poeta: “In un brevissimo saggio sull’onomatopea contenuto in Che cos’è la poesia, Magrelli spiega il mitico verso d’in sulla vetta della torre antica ipotizzando una trasposizione in parola del verso del passero accordato sulla nota del ‘d’in’, il rintocco della campana: mi ha ispirato ascoltare il verso imprevedibile del merlo in una lingua straniera, il ceco, così impenetrabile da poterla godere solo per il suo aspetto sonoro, proprio come si ascolta un canto animale”. È questa la visione sincretica dell’arte che Michele Porsia possiede e mette in campo all’interno di Kos, quella stessa impostazione estetica che gli permette di fondere le molteplici istanze delle arti in un’aspirazione unitaria, se pensiamo che la stessa struttura stilistica, persino la componente grafica in Kos sembra ispirata alla musica, in una sorta di rievocazione visuale dei modi a trasposizione limitata, con interi righi barrati e andate a capo che ricordano le posizioni delle note su un immaginario e ipotetico pentagramma.

[La presente pagina critica ed il poemetto Kos sono stati pubblicati in versione integrale all’interno dell’antologia Poeti della lontananza, Marco Saya Edizioni 2014]

Sonia Caporossi

 

Musical Politropy in Michele Porsia’s Kos

 

[…] The poems in Kos (Kos in Czeck means “blackbird”) were written in Prague between May 2012 and September 2013. They represent the blending of many and various echoes — personal facts; house-moves; the appearance of blackbirds in key moments of the poet’s life; texts by Wallace Stevens, especially the well-known Thirteen Ways of Looking at a Blackbird, which the author translated in August of the same year; the drawings that Montale sketched on the notes and papers he left for his partner, and which Porsia had the opportunity to see in a show of manuscripts in Pavia; jazz and pop songs. Among all these influences, the music of Olivier Messiaen is particularly significant, especially the transcription for piano and orchestra of birdsongs composed by Messiaen in the 1950s and then included in his more important works, but already present as premonitions in works of the 1930s and ‘40s like La Nativitè du Seigneur, Quatuor pur la fin du Temps and Vingt regards su l’enfant-Jésus. In particular, in 1951 Messiaen wrote a piece for flute and piano entitled Le merle noir (The Black Bird) to test the ability of flutists applying to enter the Paris Conservatory of Paris. This was the first time that the song of the blackbird made its appearance in contemporary music.

As we know, Messiaen liked to say he was more ornithologist than composer, thanks to his studies of the modes of birdsong applied experimentally to the theory of composition. Just as Messiaen performs a sort of musical ornithology in his work, so Porsia in this collection//long poem creates a veritable ornithology of the word. In Kos the blackbird is a symbol of communication, of the word as Platonic copy of Ideas, which detaches itself like a flabby membrane from the Area of Broca to spread its vibrant phonemes through the air, turning them into a meaningful material presence. At the same time, and in virtue of this semiotic double layer, it is also an icon of  uprooting, of escape from self, ecolalia of verse continually corrected by additions and subtractions, whistles, clicks and trills, because only “when we are foreigners and mute to ourselves … is an ornithology of the word possible”. “To become language of the mute blackbird – animal call”, then, seems to be the real task of the ultra-contemporary poet, in an effort to identify a neo-gloss whose many facets capture the continually changing essence of the real through the pauses and philosophical attributes of silence and sound. The way the blackbird learns to repeat words seems a sort of pedagogy of sense: it is the way a child learns to speak, and seems to take on the metaphoric valence of lallation, a perpetual search for Sihn and Bedeutung. Reflection becomes philosophical poetry that finds its decay time in the philosophy of language.

And so the observation and imitation of birdsong as compositional principle for Messiaen merges, in Porsia, with his experience as teacher of Italian abroad (where he collaborated with the National Theatre of Prague in the preparation of Josef Mysliveček’s Olimpiade, based on a libretto by Pietro Metastasio), and with his meta-analytic perception (in Pearson’s sense) of the song of the blackbird, a song whose colour is unpredictable within the linguistic metatopia that is an enduring experience for him, as intellectual and artist in a foreign land. To quote the poet: “In a very brief essay found in Che cos’è la poesia [What is Poetry?] Magrelli explains the mythical verse by Leopardi, ‘d’in sulla vetta della torre antica’, hypothesizing a transposition in verse of sparrow song harmonized to the note of ‘d’in’, a bell ringing. I was inspired by listening to the unpredictable song of the blackbird in a foreign language, Czech, so impenetrable that I could only appreciate the sound of it, just as one listens to the song of an animal”. This is the syncretic vision of art that Michele Porsia makes his own in Kos – the esthetic philosophy that allows him to blend the many aspirations of the arts into one unified aspiration. To see this, we need only consider how the stylistic structure of Kos, and even it graphics, seem inspired by music, in a sort of visual re-evocation of modes of limited transposition, with entire lines barred and indentations that recall the positions of notes on an imaginary hypothetical pentagram.

Sonia Caporossi

 

[This critical note and the long poem Kos are published in full version in the anthology Poeti della lontananza, Marco Saya Edizioni 2014]

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biografie | biographies

 

Michele Porsia (Termoli, 1982) muovendosi tra diverse discipline, cerca il superamento del confine e l’integrazione tra parola, arte e architettura. È attualmente nomade, ma ha vissuto gli anni più recenti tra Firenze e Praga collaborando con il Centre for Central European Architecture, la Società Dante Alighieri di Praga, l’Istituto Italiano di Cultura di Praga, il Teatro Nazionale di Praga. Dirige inoltre la collana di poesia contemporanea della Chi più ne art Editrice di Roma inaugurata nel 2014.

È apparso nel panorama della poesia italiana nel 2007 selezionato per il progetto Nodo sottile 5 (Le Lettere, 2008, Firenze). Da allora ha ricevuto diversi premi e segnalazioni di merito. Tra gli altri, nel 2007 è risultato finalista nel concorso Under 29-Unione Terre di Castelli; ha vinto nel 2008 la prima edizione del premio Cose a parole indetto dalla Giulio Perrone Editrice; finalista in Subway 2010, è stato segnalato al premio Miosotìs 2010 (ed. D’if, Napoli) e al premio Lorenzo Montano 2010 (ed. Anterem, Verona). Terzo al premio Renato Giorgi 2010 (ed. Le voci della Luna, Sasso Marconi).

Con l’ultima raccolta edita è entrato nella rosa dei finalisti del premio Lorenzo Montano 2014 (ed. Anterem, Verona).

Ha partecipato con reading e performance a diversi progetti artistici e rassegne letterarie internazionali come il Parma Poesia Festival, Giovani energie rinnovabili al Mart di Rovereto, la Biennale Verona Poesia, Voci lontane, voci sorelle di Firenze, la Biennale des jeunes créateurs de l’Europe et de la Méditerranée(BJCEM) a Skopje, il Festival Pontino del Cortometraggio di Latina 2013.

Le sue poesie sono presenti in diverse antologie e blog di poesia contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Sintomi di Alofilia (Giulio Perrone Lab, 2009, Roma) e Bianchi Girari (Giulio Perrone Editrice, 2011, Roma). Alcune sue poesie sono state tradotte in inglese, in cinese, in francese, in tedesco e in spagnolo.

Il poemetto Kos, in versione integrale, è in via di pubblicazione nell’antologia Poeti della lontananza della Marco Saya Edizioni.

 

 

 

 

Moving across various discipline, Michele Porsia (Termoli, 1982), seeks to integrate words, art and architecture, overcoming the boundaries that separate them. He is currently nomadic, but in recent years he has lived between Florence and Prague, working with the Centre for Central European Architecture, the Dante Alighieri Society of Prague, the Italian Institute of Culture in Prague and the Prague National Theatre. He also directs the series of contemporary poetry books for Chi più ne art Editrice of Rome, inaugurated in 2014. Michele Porsia appeared on the Italian poetry scene in 2007, when he was selected for the project Nodo Sottile 5 (Le Lettere Ed., 2008, Florence). Since then he has won  several prizes and recognitions. Among others, in 2007 he was a finalist in the competition Under 29 – Unione Terre di Castello; in 2008 he won the first edition of the award Cose a Parole organized by Giulio Perrone Editrice; he was a finalist in Subway award 2010, and was mentioned for the Miosotis Award in 2010 (ed. D’if, Naples) and the Lorenzo Montano award 2010 (ed. Anterem, Verona). He won third prize in the 2010 Renato Giorgi award (ed. Le voci della Luna, Sasso Marconi). With his latest published collection, he is among the finalists for the Lorenzo Montano 2014 (ed. Anterem, Verona) award. He has participated with readings and performances in various art projects and international literary events such as the Parma Poetry Festival, Giovani energie rinnovabili at the Mart museum in Rovereto, Verona Biennial of Poetry, Voci lontane, voci sorelle in Florence, Biennale des jeunes de l’Europe créateurs et de la Méditerranée (BJCEM) in Skopje and the Pontine Short Film Festival of Latina 2013. His poems have been published in several anthologies of contemporary poetry, and blogs. He has published two collections: Sintomi di Alofilia (Giulio Perrone Lab, 2009, Rome) and Bianchi Girari (Giulio Perrone Editrice, 2011, Rome). His poems have been translated into English, Chinese, French, German and Spanish. The poem Kos, in full version, is being published in the anthology Poeti della lontananza by Marco Saya Edizioni.

 

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Brenda Porster is a native of Philadelphia who has lived most of her adult life in Florence. She is a poet and literary translator. As a poet, she writes both in English and Italian and since 2012 is a member of the international Compagnia delle poete, and with them has performed in many Italian and foreign cities (Rome, Ferrara, Florence, Milan, Otranto, Lugano, Paris). Her poems appear in numerous literary magazines and websites in Italy, including Le Voci della luna, Pagine, Sagarana, El Ghibli, Forma Fluens, Filidacquilone) and abroad --The Browne Critique, Calcutta; Gradiva, New York, 2009. She is included in many thematic and group anthologies: Furori ( 2003), Uomini (2004), Genesi (2005), Gatti come angeli (2006), Corporea (2009), HaikuLei (2010), Varianti urbane ( 2011); Prismi, sempre ai confini del verso: dispatri poetici in Italia (Paris, 2011); 100mila poeti per il cambiamento: Poets for Change (Bologna, 2013); Sotto il cielo di Lampedusa, (Milano, 2014). She has read her poems in international festivals  (among others, Vetri sul mare Diversi Racconti; Parma Poetry Festival; Florence Voci lontane, voci sorelle; Lago di Orta Poetry on the Lake; Stirling poetry festival in Stirling, Scotland). In 2013 the Italian poem ‘Una lettera’ was awarded first prize in the competition Donna e poesia.

As a translator working from Italian into English, for many years she translated for El Ghibli, a website specialized in immigrant writing in Italian. She has translated Mario Luzi (in Toscana Mater, 2004) and a large number of poets now writing in Italian: among others Laura Fusco (Naked Water in The Italian Poetry Review, N.Y., 2011); Cristina Annino; il poeta di origine brasiliana, Julio Monteiro Martins;Tito Maniacco; Giulio Marzaioli (in Gradiva, N.Y. 2008); Loredana Magazzeni; Fiorenza Mormile; Leda Palma (Tibet degli ultimi, Tibetan Haikus, 2011); Rosaria Lo Russo; Marco Simonelli and Adamo Vaccaro. The volume For the Maintenance of Landscape: Selected Poems of Mia Lecomte (co-translated with  Johanna Bishop) was published by Guernica, Toronto in 2012. Her translations of the Italian poems of Albanian-born Arben Dedja appear in Traduzionetradizione, n.8, 2013 and her self-translations of her Italian poems in the same review, n. 9, 2013-14. From English into Italian, with Giorgia Sensi, she published a presentation of the English poet Vicki Feaver, Vicki Feaver, La fanciulla che ritrovò le sue mani for Poesia (2006); in 2009, with L. Magazzeni, F. Mormile and A. Robustelli, she translated and edited the anthology Corporea:la poesia femminile contemporanea di lingua inglese (Milan, ed. Le voci della luna).

 

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