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“L’albero di nespole”, di Giulietta Fabbo.

L’albero di nespole racconta la storia di una famiglia in un paesino del sud Italia, che, tra devastazione sociale e decisioni imponderabili, vede caratterizzare il destino dei suoi componenti. La speranza e l’amore però, riescono ad eludere il fato e a sopravvivere nonostante le miserie umane. Un libro che ripercorre, a cavallo della II guerra mondiale, gli avvenimenti che sconvolsero l’Italia, che determinarono la ripresa del bel Paese e nel quale gli eventi bellici e il boom economico prendono forma concreta nelle vite dei protagonisti.

L’albero di nespole racconta la storia di una ragazzino di 9 anni che, negli anni immediatamente successivi alla II guerra mondiale, viene collocato su una nave diretta in America perché la famiglia sceglie per lui il tentativo di inseguire il sogno americano pur col grave prezzo da pagare che è quello della rinuncia alla quotidianità dell’affetto. Comincia così una storia di legami spezzati e divisi dall’Oceano che sarà condizionata prima dal boom economico  e poi dalle numerose invenzioni tecnologiche frutto del progresso che cambierà il volto del Novecento e che assumerà forma concreta nelle vite dei personaggi della storia stessa. Nino, il protagonista della storia, parte con una nave che impiega 16 giorni per attraversare l’Oceano e all’inizio della storia per comunicare con i suoi cari avrà solo la carta da lettere. Tempo qualche decennio però e si andrà da un continente all’altro con l’aereo, e poi si sentirà la voce dei propri cari al telefono, e quindi arriverà la rivoluzione digitale degli smartphone: così legami familiari non vissuti nella prima parte della  vita, vengono recuperati in questa seconda fase della vita grazie ai numerosi mutamenti protagonisti del secolo in questione.

La storia di Nino è una storia di emigrazione come ce ne sono state sicuramente tante in quella fase così delicata dell’immediato dopo guerra. E chissà quante domande senza risposte avranno agitato i cuori di madri, padri, fratelli e sorelle che si sono ritrovati, nei flussi migratori dilaganti di quel periodo, divisi dal mare in due continenti così lontani e diversi, l’America e l’Europa. Ho cercato con questo romanzo di dare una risposta ad alcune di queste domande irrisolte con un  lavoro di immedesimazione che restituisse l’umanità e la difficoltà emotiva di tanti passaggi critici. 

Ho voluto inoltre lavorare su due piani narrativi differenti: uno è il piano della Storia, quella appunto del secolo Novecento. Secolo di guerra e disfatta sociale, ma anche di trasformazioni velocissime, di innovazioni rivoluzionarie, di quotidianità mutate radicalmente; perciò il romanzo è di fatto anche un romanzo storico.

Dall’altro lato ho voluto affidare al protagonista della vicenda principale  un messaggio trainante: il messaggio che, ovunque ci collochi la vita, anche su strade non scelte personalmente o consapevolmente, ognuno ha il dovere verso se stesso di trovare la propria direzione, di cercare di essere felice! Nino vive con se stesso una sfida che è di fatto la sfida che ciascuno di noi affronta quotidianamente:  è la sfida di cercare la propria strada, la propria rotta per vivere un’esistenza felice, perché, per quanto la vita ci metta davanti ostacoli e difficoltà, lo sforzo deve sempre essere volto a valorizzare  tutto ciò che di buono c’è da raccogliere da ogni circostanza e cercare il più possibile dentro se stessi le risorse e le risposte che servono per percorrere la propria strada con animo sereno. Solo la serenità infatti innesca un circolo virtuoso da cui nascono felicità e pace.

Questo è ciò in cui io credo profondamente. Questo è il messaggio che vorrei che i lettori raccogliessero dalla lettura de “L’albero di nespole”.

Giulietta Fabbo

GIULIETTA FABBO nasce ad Avellino il 12 gennaio 1971. È laureata in Lettere Classiche e insegna Materie Letterarie, Latino e Greco presso il Liceo Classico “Pietro Colletta” di Avellino. È sposata e ha due figli adolescenti. Appassionata di archeologia, ha pubblicato schede tecniche nel volume “NOTARCHIRICO 500.000 anni fa” a cura di M. Piperno (ed. OSANNA Venosa) e ha lavorato in qualità di archeologa preistorica presso la Soprintendenza Speciale al Museo Preistorico Etnografico Pigorini di Roma e presso l’area archeologica US Navy di Gricignano di Aversa (CE).

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