ItalianPoint of view

Filologia politica. Governare a parole. “La legge del tira e molla”.

Uno strumento per orientarsi nel grande spread che c’è tra le forme e i contenuti dei messaggi politici.

Da “Fra’ Diavolo“, 1933

 

[due banditi rubano i risparmi di una vita a Stanlio e Ollio]

 

Ollio: Ecco fatto, dopo tutta la fame sofferta!
Stanlio: Oh beh, i soldi vanno e vengono! Questo è il mio motto!
O: Che cosa vuol dire: “vanno e vengono”? Ora dobbiamo incominciare di nuovo… e giù dal fondo!
S: Incominciamo dalla cima…
O: Che vuoi dire?
S: Perché non diventiamo bènditi? Così non dovremo più lavorare. Scegliamo la via più facile: derubiamo ai ricchi, regaliamo ai poveri e in questo modo…
O: Stanlio penso proprio che cominci a diventare intelligente!
S: Perché è la prima volta che stai a sentirmi. Se ogni tanto tu mi ascoltassi le cose andrebbero meglio!
O: Hai proprio ragione! Ridimmi il tuo piano.
S [dopo un attimo di panico]: Tutto quanto?
O: Certo.
S: Beh… se noi diventiamo ricchi e derubiamo ai poveri e regaliamo ai bènditi… possiamo cominciare dalla cima e andare a fondo senza faticare più. Non si può sbagliare, è la legge del “tira e molla”.
O: Che vuoi dire?
S: Beh, non sai che “ognuno semina quello che poi raccoglierà”?
O: Stanlio, questa è una buona idea!

Ebbene sì, come molti avranno già pensato leggendo questo dialogo geniale, la legge del “tira e molla” domina le politiche economiche di moltissimi paesi. Non è stata formulata da un premio Nobel per l’economia, ma da Stan Laurel nel 1933, quattro anni dopo la Prima Grande Crisi.

Oggi, mentre più voci inneggiano alla fine della Seconda Grande Crisi, il governo italiano (il governo dei giovani) pone una questione dirimente, una sorta di “prova del nove” per capire se un paese è invia di guarigione o meno:

 

meglio 80 uova oggi o un pollaio domani?

 

Nel panorama politico italiano la cosa ha provocato tre diverse reazioni, che si possono riassumere così:

1)      Quelli che si chiedono: “Ma le coperture?”

2)      Quelli che dicono “Ma perché 80 uova solo ad alcuni e ad altri no?”

3)      Quelli che dicono: “Genio! come non pensarci prima?! Rimetterà in moto l’economia!”

E tutte e tre le posizioni, sono tragicamente orientate alla possibilità di avere le 80 uova oggi, nessuno pensa che forse sarebbe meglio un pollaio domani.

 

Ebbene, 80 euro a 10 milioni di persone per un anno (80x10x12) fanno 9,6 miliardi.

Trovati 9,6 miliardi (due IMU!) il governo del paese con il maggior numero di beni UNESCO (l’Italia ha 49 siti “patrimonio dell’umanità”, seguita dalla Cina con 45), rendendosi conto di essere solo 4° in Europa (non nel mondo, in Europa) per capacità di accogliere turisti, forse dovrebbe porsi come lungimirante obiettivo quello di investire nei suoi 49 pollai.

Investire nei pollai significa creare moltissime opportunità di lavoro (accoglienza, guida, ristrutturazione, trasporti, ecc.) e, quindi, benessere. Benessere domani. Perché un sito archeologico ben tenuto, dura e rende più di un pozzo di petrolio.

Oppure si potrebbero investire in energia, comprendo di pannelli solari l’Autostrada del Sole. Un investimento sicuro a giudicare dal nome, se si pensa che in Germania, dove di autostrade che si chiamano così non ne hanno, il 50% dell’energia elettrica viene prodotta sfruttando il sole.

Oppure si potrebbero investire nella bonifica dei rimanenti 36.000 siti coperti d’amianto, per i quali muoiono 4.000 persone l’anno (una ogni 10 ore).
Progetti per un futuro migliore per i quali un cittadino sarebbe contento di fare sacrifici; progetti per un futuro migliore verso il quale ci si augurerebbe che un governo di giovani ambisca. Invece no, la scelta cade sugli 80 euro oggi, fino ad esaurimento fondi …o meglio, fino ad esaurimento elezioni. E 80 euro non creano benessere, non creano salute, non creano energia.

 

Se le politiche economiche di Tremonti erano ispirate al “diventare ricchi, derubare ai poveri e regalare ai banditi”, la politica renziana delle 80 uova oggi è un deciso passo verso “l’andare a fondo senza faticare più”.

 

Ognuno semina quello che poi raccoglierà…

Stanlio.

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