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“One in a million”. Il Dott. Giancarlo Russo ricorda Karel Lewit.

Tradurre in parole il turbinio di pensieri, sentimenti ed emozioni che si presentano alla mia mente nel ricordare il Professor Karel Lewit, scomparso il 2 ottobre 2014 non è assolutamente una facile impresa.

Non è facile impresa perche il Professore è un cardine della mia vita professionale ed anche umana, e la vita sappiamo bene essere come una porta che si apre e si chiude.

Un perno su cui si apre e si chiude il senso di molte cose.

Il mio rapporto con Karel, evolutosi dal classico rapporto studente – professore fino al rapporto di amicizia degli ultimi anni, ha segnato inequivocabilmente la mia visione della riabilitazione, la mia impostazione del rapporto paziente – medico (terapista, osteopata, chiropratico) e soprattutto, riuscendo ad incanalare nella giusta direzione la sana passione che anima o dovrebbe animare tutti noi, e cioè l’impulso profondo ad aiutare chi soffre.

Sono passati tanti anni dal nostro primo incontro alla stazione ferroviaria di Dobrichovice dove il Professore venne a ricevermi la prima volta, tanti anni dove mi sono recato con una impressionante cadenza quasi mensile nella piccola cittadina boema per studiare insieme a lui.

Ho avuto l’onore, la fortuna, la benedizione di vedere il Professore sia insegnare ma soprattutto lavorare con i numerosi pazienti che, fino a pochi mesi prima del passaggio, continuava a visitare.

Ogni nostro incontro è stato un’esperienza di incontro unica, ogni sua parola ha gettato luce nel buio dei miei dubbi, ogni volta che stavamo insieme riusciva a fare emergere in me visioni della realtà clinica ed umana del paziente trasformando il mio pensiero arricchendomi sempre di nuovi stimoli e di nuovi strumenti valutativi e terapeutici.

Riconosco la potente verità delle sue intuizioni,riconosco il suo essere stato,nel campo della medicina manuale e riabilitativa,un rivoluzionario e non un evoluzionario.

Ho l’intima convinzione che la portata del suo insegnamento e della sua opera travalichino di molto la normale comprensione.  Per me non è neanche immaginabile il torrente di pensieri che animavano la sua incrollabile curiosità e la sua veloce ed acuta mente.

Ma Karel ti lasciava abbastanza libero di recepire il suo insegnamento senza puntare il dito contro nessuno.

A lui riconosco di non avere mai agito sul piano professionale a proprio favore,e non è cosa di poco conto bastando questo elemento per distinguerlo da molti.

Sono ancora impressionato dal rigore monacale con il quale affrontava il problema del paziente,la certosina accuratezza del suo esame clinico e la precisione del trattamento.

Grandissima fonte di ispirazione dal punto di vista professionale quindi,ma altrettanto esempio di morale e rettitudine nella vita privata.

Uomo assolutamente amante della famiglia e della vita semplice, a suo agio tra scienziati o contadini, dai gusti raffinati e dalla cultura enciclopedica.

Dedito per tutta la vita alla Professione ed alla ricerca,in una instancabile attività senza la quale non sapeva e non voleva stare, ha dedicato l’intera esistenza alla risoluzione dei problemi dei suoi pazienti ed all’insegnamento, condividendo senza alcun segreto tutto il suo sapere.

Per me esempio di vita professionale e privata, professore ed amico, modello di dedizione al lavoro ed alla scienza,uomo unico ed inimitabile.

Per sempre la sua voce nei miei pensieri, per sempre le sue frasi immortali.

Tra le tante, scritte in maniera indelebile nella mia anima, scelgo : “Most want to create epigone”, parola greca che indica chi riprende le idee o lo stile di vita di un predecessore.

Lui no, lui insegnava a pensare.

Di  persone cosi ne nasce una ogni 500 anni e sono stato fortunato ad incontrarla in questa vita.

Grazie Karel, grazie di cuore.

Giancarlo Russo.

 

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