Contrariamente a quanto si può pensare le prime condanne ed emarginazioni della Massoneria non furono per opera della Chiesa cattolica, ma dei Governi di mezza Europa datate dalla prima metà del 1700, nella cui epoca il diritto di associazione era una categoria ancora al di là da venire; inoltre la segretezza della setta fece subito sospettare la sua pericolosità politica.
L’Antica condanna[1] del 28 aprile 1738 del papa Clemente XII, al secolo Lorenzo Corsini, arrivò quindi in un secondo tempo a condannarne anche la devianza religiosa. Dai documenti d’archivio e soprattutto dalla vicenda inquisitoria accesa in Firenze nel 1739 contro Tommaso Crudeli, segretario della prima loggia fiorentina (1731) e protomartire massone, si comprende come la Chiesa cattolica non avesse una profonda conoscenza della setta, anche per la recente nascita del movimento massonico (Londra, 1717), diffusosi però repentinamente in tutta Europa.
Epperò alcune certezze erano evidenti per la Chiesa cattolica: l’ Istituzione perveniva da un paese protestante (Gran Bretagna); non si rispettavano le differenze di classe e soprattutto accumunava persone di credi diversi che agivano in quanto legati da un giuramento; alcuni degli associati coltivavano idee avanzate proto-Illuministe. Vi era inoltre il sospetto (e ciò era già sufficiente per una scomunica) di “eretica pravità” degli aderenti. Tutto ciò era motivo di scandalo e paura nella comunità ove si insediava la setta.
Da quella prima enciclica del 28 aprile 1738, “In eminenti…”, la Chiesa cattolica non perderà occasione, papa dopo papa, fino a tutto l’Ottocento di condannare ripetutamente la massoneria, raggiungendo il suo culmine con Leone XIII con l’enciclica “Humanum genus …”, ma anche con alcune pause di riflessione sotto papa Pio VII che attraverso il cardinale Ercole Consalvi firmò il Concordato con Napoleone I, nel 1801[2]. Fu la breve parentesi dell’Impero francese in cui prosperarono le così dette “Logge pubbliche” volute da Napoleone “ di tutti i Riti” e da lui dirette attraverso i Gran maestri Giuseppe Bonaparte, Gioacchino Murat, Eugenio Beauharnais,Jean-Baptiste Jules Bernadotte … che governavano i vari Stati via via conquistati da Napoleone Bonaparte. Le “Logge pubbliche” napoleoniche furono frequentate anche da sacerdoti, come del resto in tutto il Settecento non era raro vedervi assiso qualche Vescovo o Arcivescovo quale fu Hyeronimus von Colloredo, l’arcigno prelato che tanta sofferenza causò al confratello Amedeus Mozart.
In tempi più recenti è d’obbligo ricordare che i Patti Lateranensi del 1929 fra Chiesa cattolica e fascismo ebbero come viatico segreto anche l’eliminazione della massoneria italiana: le massonerie sono sempre incompatibili con le dittature[3].
Nel dopoguerra la Chiesa cattolica ebbe come nemico storico non più la “setta verde”, ma il comunismo. Infatti rileggendo da questa epoca “La Civiltà Cattolica” è il materialismo storico sotto osservazione, mentre la massoneria dopo due articoli avversi degli anni cinquanta venne in seguito riguardata con più obbiettività. Anzi, per opera di alcuni sacerdoti: padre Giovanni Caprile, editorialista de “La Civiltà Cattolica”, padre Rosario Esposito, dei pp. Paolini, don Vincenzo Miano, addetto al Segretariato per i non credenti, don Franco Molinari, professore alla Cattolica di Milano, José Antonio Ferrer Benimeli, docente all’Università di Saragoza.., si aprì un dialogo in forma ufficiosa, con l’allora Gran Maestro Giordano Gamberini e con il suo successore Lino Salvini, per verificare la compatibilità fra l’appartenenza alla massoneria e alla Chiesa cattolica. Questi dialoghi durati un ventennio dal 1969 (incontro pubblico fra Gamberini e p. Esposito a Savona) fervevano mentre era in opera la revisione del Codice canonico del 1917.
Dialoghi che ebbero un’accelerazione per una decisione storica, di cui dette notizia “La Civiltà Cattolica” del 19 ottobre 1974: il Prefetto della Sacra Congregazione della Fede Franjo Seper, rispondendo al cardinale Johon J. Krol di Filadelfia (USA), che poneva il problema se un massone di religione protestante convertitosi al cattolicesimo potesse permanerne nella sua Loggia massonica, senza incorrere nella scomunica, fu assertivamente positivo. Tale permissione, resa pubblica, aveva indotto la consuetudine di ritenere che quella eccezione potesse valere estensivamente anche per ogni massone cattolico.
Nel 1983, finalmente, all’uscita del nuovo Codice canonico, la scomunica contro la massoneria non vi era più formalmente citata, avvalorando la tesi di quanti credevano che il documento fosse un’ulteriore conferma della compatibilità della doppia appartenenza. Infatti il canone 1374 afferma: << Chi da il nome ad un’associazione che complotta contro la Chiesa, sia punito con una giusta pena; chi poi tale associazione promuove o dirige sia punito con l’interdetto >>.
Vi è da osservare che contemporaneamente ai dialoghi italiani iniziati nel 1969, analoghi incontri avvennero attraverso una Commissione di lingua tedesca formata da nove massoni e tre cattolici: mons. de Toth e i professori Schwarzbauer e Vorgrimler che diede luogo alla Dichiarazione di Lichtenau del 5 luglio 1970, in cui si affermava la compatibilità fra appartenenza massonica e il fedele cattolico.
Tali incontri massonici con esponenti del clero sia in Italia sia in Lichtenau avevano carattere spontaneo e sperimentale, legato più alla buona volontà dei partecipanti, peraltro insigni studiosi, che da una precisa decisione della prelatura vaticana, né le loro conclusioni furono mai asseverate dal Prefetto della Sacra Congregazione per la Fede, che anzi Franjo Seper, probabilmente su indicazione di Paolo VI, aveva dato il consenso a che una Commissione formata da Vescovi tedeschi ed alti Dignitari massoni di quella nazione nel 1976 si riunissero per confermare o smentire tale compatibilità. I lavori durarono fino al 1980 e si conclusero con tale verdetto condiviso:
<< Anche se la libera muratoria, in seguito alla persecuzione subita nel corso dell’epoca nazionalsocialista, ha compiuto una trasformazione nel senso di una maggiore apertura verso altri gruppi sociali, tuttavia, nella sua mentalità, nelle sue convinzioni fondamentali e nel suo “lavoro nel tempio”, è rimasta pienamente uguale a se stessa. Le opposizioni indicate toccano i fondamenti dell’esistenza cristiana. Gli esami approfonditi dei Rituali e del mondo spirituale massonico mettono in chiaro che l’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica e alla libera muratoria è esclusa >> Wurzburg, 28 aprile 1980[4].
Fu proprio questa dichiarazione congiunta che convinse Joseph Ratzinger, nella sua funzione di neo-Prefetto, a ribadire all’uscita del nuovo Codice canonico del 1983 a ricalcare pubblicamente tale assunto(Osservatore Romano, 1983-85).
Pertanto, a raffreddare gli animi di quei massoni-cattolici che gioirono all’uscita del nuovo Codice canonico fu questa pronuncia del Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, il quale dopo un colloquio con papa Giovanni Paolo II, promulgatore di detto testo, affermò che la scomunica per i massoni che dirigano una loggia avversa alla Chiesa rimane in vigore e che comunque anche i massoni appartenenti a logge non avverse alla Chiesa sono in “peccato grave” ; inoltre veniva revocata la consuetudine ormai invalsa dal 1974 di demandare ai Vescovi della Diocesi la permissione per il cattolico di permanere in dette associazioni, che vennero tutte ritenute dal Prefetto come fuorvianti la fede.
Ricordiamo per inciso che la retromarcia della Chiesa cattolica fu anche influenzata dallo scandalo della Propaganda massonica n. 2 che imperversò per un decennio in Italia gettando su tutte le massonerie una luce sinistra che perdura ancora ben radicata nell’opinione pubblica, soprattutto italiana.
Ad oggi la situazione è bloccata, ad eccezione di incontri cordiali a livello personale di alcuni massoni con la prelatura ecclesiastica, niente di pubblico si muove. Il papa Francesco, che fu generosissimo con i gay, ebbe parole avverse alle Lobbies, comprendendovi anche le massonerie e, da fonti ben informate, considerati i tanti fronti contro cui combatte all’interno della curia vaticana, non abbia interesse o voglia di aprire un fronte colloquiale con la massoneria, molto pericoloso oggi per lui. Ma i precedenti sono lì a dimostrarci che una strada verso la compatibilità fu aperta da generosi e utopici uomini di ambo le rive del Tevere, che fa sperare bene in un futuro più o meno lontano.
GUGLIELMO ADILARDI (Meolo, VE 1948). E’ laureato in giurisprudenza. Giornalista. E’ autore di numerosi saggi fra cui: Un’Antica condanna: le origini di un conflitto tra Chiesa Cattolica e Massoneria Volume I (Bastogi, 1989) e Chiesa cattolica e Massoneria: antiche lotte-nuovi orizzonti. Volume II (Bastogi, 2009). Ha pubblicato: Un sacerdote massone: Antonio Jerocades (1738-1803). Edizioni Polistampa (Firenze, 1999), della quale è direttore della Collana “Massoneria”. Per la Pacini Editore di Pisa: Memorie di Giuseppe Mazzoni (2008).
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[1] Guglielmo Adilardi, Un’antica condanna. Le origini di un conflitto tra Chiesa cattolica e massoneria . Vol – I. Bastogi ED. Foggia ,1989.
[2] Guglielmo Adilardi, Napoleone Bonaparte. Il Concordato del 1801. Istituto di Studi “Lino Salvini”Nuova grafica fiorentina. Firenze, 2001.
[3] G.Adilardi, Chiesa cattolica e massoneria:antiche lotte, nuovi orizzonti. Vol. II. Bastogi Ed. Foggia, 2009.
[4] La genesi ed il percorso di tale Commissione si legge in Massoneria e Chiesa cattolica. Dalla Humanum genus (1884) al dialogo di Guglielmo Adilardi. Pontecorboli Ed. Firenze,2014.