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La ‘bellezza delle nostre Radici’ negli scatti di Josef Koudelka.

EGYPT. Cairo. 2012.

L’Ara Pacis a Roma, uno dei monumenti simbolo della prima età imperiale, riapre i battenti al pubblico, con gli altri musei in ‘zona gialla’, con lo straordinario viaggio fotografico di Josef Koudelka alla ricerca delle radici della nostra storia nei più importanti siti archeologici del Mediterraneo.

Le fotografie di Koudelka, esposte in stretto dialogo con le vestigia romane, acquistano il valore di immagini memorabili, in un rapporto intenso di rimandi e di echi di una memoria che a Roma, più che altrove, diventa presente.

Titolo della mostra, dopo Parigi unica tappa in Italia fino al 16 maggio: “Josef Koudelka. Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza”.

Josef Koudelka nasce a Boskovice, in Moravia, nel 1938. Ingegnere aeronautico, alla fine degli anni Sessanta di dedica in forma esclusiva alla fotografia. E’ noto al grande pubblico per aver documentato l’invasione sovietica di Praga del 1968. Gli scatti, pubblicati sul The Sunday Times, furono pubblicati in forma anonima con le iniziali P.P. (Prague Photographer) e premiati, l’anno successivo, con il Robert Capa Gold Medal dell’Overseas Press Club.

Molte le mostre (New York, Londra, Amsterdam, Parigi, Chicago, Praga) e i riconoscimenti del fotografo dell’agenzia Magnum Photos, che vive tra Parigi e Praga, uno degli ultimi grandi maestri della fotografia moderna.

Il lavoro presentato a Roma, con oltre cento fotografie, alcune di grande formato, è frutto di un progetto

ITALY. Sicily. Selinunte. 2012.

trentennale, realizzando interpretando con il suo ‘occhio’ alcuni dei siti archeologici più rappresentativi della cultura mediterranea, sulle sponde di un “mare comune”: dalla Siria allaGrecia, alla Turchia, Libano, Cipro, Israele, Giordania, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Portogallo, Spagna, Francia, Albania, Croazia e Italia.

Nei suoi scatti in bianco e nero le rovine sembrano ancora più abbandonate nell’esasperazione dei contrasti, mentre l’assenza dell’elemento umano sembra sottolineare il pensiero di Koudelka “le rovine non sono il passato, sono il futuro che ci invita allattenzione e a godere del presente”.

I monumenti, i rocchi di colonne, i selciati, immortalati con la sua fotocamera panoramica che permette di stampare grandi formati, macchina che il fotografo ceco iniziò ad adoperare già dal 1986, diventano panorami senza tempo, instabili, che ben rappresentano il lessico visuale proprio di Koudelka che, rifuggendo la semplice illustrazione e documentazione delle rovine, sceglie di dare respiro a ciò che resta delle vestigia delle antiche civiltà del Mediterraneo, in un allestimento che riesce a ‘seguire’ l’occhio del fotografo, spostando in una visuale dall’alto verso il basso le bianche pietre dei selciati.

Marisa Milella

TURKEY. Aphrodisias. 2014.

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