
European Athletics celebra le 7 medaglie dell’Italia ai Mondiali, ma nella grafica ufficiale manca il volto di Antonella Palmisano, protagonista dell’argento sui 35 km di marcia. L’atleta pugliese protesta e la vicenda riaccende un tema annoso: la scarsa valorizzazione della marcia rispetto ad altre discipline. Perché ogni medaglia ha lo stesso valore, e ogni passo di marcia racconta la storia dell’atletica italiana.
Succede questo. European Athletics e Birmingham2026 pubblicano un post per celebrare le 7 medaglie dell’Italia negli ultimi Mondiali. La pagina di Atletica Italiana lo ricondivide. Fin qui nulla di strano, anzi a dirla tutta è un post davvero bello, i volti della squadra italiana su una pagina internazionale, se non fosse che questo post non va assolutamente bene. Nella grafica in teoria compaiono i volti di tutti gli atleti e le atlete che hanno partecipato a questa meravigliosa impresa. Compare Battocletti che ha vinto doppia medaglia, compaiono Furlani, Diaz, Aouani e Fabbri. Peccato che all’appello manchi una persona. Perché di atleti ce ne sono 5 per un totale di 6 medaglie. E quindi di chi sarebbe la settima medaglia? Di Antonella Palmisano, la marciatrice, che invece non è stata inclusa.
A questo giro però Palmisano non tace, si espone sui social in un post, decide di chiamare il Presidente FIDAL e alzare la bufera per richiedere che il post venga rimosso e corretto. Arrivano subito tanti messaggi di sostegno e tra gli appassionati di atletica questa voce non passa inosservata. Potrebbe apparire una polemica sterile, una reazione esagerata, ma il punto è che Palmisano ha ragione: la marcia da sempre non viene celebrata come le altre discipline.
La questione è annosa: la marcia non trova spazio soprattutto per un problema di audience, legato al seguito che una notizia può generare e alla sua risonanza mediatica. Resta aperto l’interrogativo: è la mancanza di pubblico a ridurre l’interesse per questa disciplina, o è la scarsa valorizzazione da parte di media e istituzioni sportive a penalizzarne la diffusione? La verità probabilmente sta nel mezzo e la risposta non è semplice, perché semplificare il tema significherebbe ridurre un problema culturale e strutturale che dura da decenni.vPossiamo però dire che se una medaglia di Furlani vale oro sotto tutti i punti di vista, un argento di Palmisano sembra non avere rilevanza. Eppure rilevanza ce l’ha. Prima di tutto perché è l’ennesima di una lunga carriera, poi perché è stata la prima medaglia della stagione mondiale per l’Italia, inoltre perché senza la sua medaglia l’Italia non avrebbe raggiunto le 7 medaglie che hanno sancito il record assoluto di podi vinti in un Mondiale. E allora forse è giusto dare dignità a questo sport che vede un’atleta di livello mondiale affrontare le sfide e gli allenamenti come tutti i compagni e le compagne di squadra.
Non bisogna dimenticare che il principio e il senso dell’atletica non è “il salto più lungo”, “i 100 metri più veloci”, “il peso più lontano”, non è lo show rocambolesco di Duplantis che schizza a più di 6 metri di altezza con l’asta. L’atletica è fatica, passione, costanza, abnegazione: è tutto ciò che rende un atleta non un semplice sportivo ma un professionista. L’atletica non è solo spettacolo, racconta di uomini e donne che sacrificano una vita intera per arrivare a guadagnare quel centesimo in più o quel secondo in meno, che si allenano per superare i propri limiti ogni volta, ad ogni gara, e portare così l’Italia a livelli mondiali. E allora sarebbe anche giusto dare visibilità a questa disciplina di cui si parla poco ma nella quale possiamo vantare atleti come Massimo Stano, che detiene il record mondiale dei 35 km su strada, o Francesco Fortunato che ha stabilito il record mondiale dei 5000 metri indoor. E poi abbiamo ovviamente lei, Antonella Palmisano: la regina della marcia, con una carriera costellata di successi internazionali. Nel 2017 ha conquistato il bronzo ai Campionati Mondiali di Londra nei 20 km di marcia, mentre alle Olimpiadi di Tokyo 2020 ha vinto l’oro nella stessa distanza, diventando la prima italiana a riuscirci. Ai Campionati Europei di Roma 2024 ha confermato la sua leadership con un’altra medaglia d’oro nei 20 km. La sua ultima grande impresa è ai Mondiali di Tokyo 2025, dove ha conquistato l’argento nei 35 km di marcia, chiudendo la gara in 2h42’24”. A livello nazionale ha collezionato numerosi titoli, tra cui i 10 km su strada, i 20 km su strada e i 3000 metri indoor.
Forse è arrivato il momento di cambiare prospettiva: non ridurre la marcia a disciplina di nicchia, ma renderla parte integrante del racconto sportivo. Perché ogni passo, ogni chilometro e ogni medaglia portano con sé storie di fatica e di orgoglio che appartengono a tutta l’atletica italiana. Dare spazio alla marcia non significa solo rendere giustizia ad Antonella Palmisano o a Massimo Stano, ma rafforzare l’immagine di un movimento che, unito in tutte le sue discipline, può continuare a scrivere pagine di storia mondiale.
Giulia Nardová



