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Quando la Cecoslovacchia scelse il momento perfetto per nascere. T.G. Masaryk e la prima lezione di comunicazione politica del Novecento.

Il 28 ottobre 2025 si celebra l’anniversario della nascita dello Stato cecoslovacco (1918).

In quella giornata autunnale di centosette anni fa, le campane di Praga suonavano a festa, mentre l’assetto dell’Europa centrale cambiava per sempre, con la nascita di uno degli esperimenti democratici più audaci del XX secolo.

La genesi della Cecoslovacchia affonda le radici in un intreccio di visione politica, diplomazia internazionale e determinazione popolare che pochi leader dell’epoca seppero orchestrare con tanta maestria. Tomáš G. Masaryk, intellettuale e politico di straordinario carisma, aveva trasformato la sua cattedra universitaria in un osservatorio privilegiato sulla crisi dell’Impero asburgico, intuendo con largo anticipo che il conflitto mondiale avrebbe ridisegnato per sempre la cartina dell’Europa.

Durante gli anni della guerra, mentre l’Austria-Ungheria si logorava sui fronti orientale e italiano, Masaryk costruiva pazientemente le fondamenta diplomatiche del futuro Stato. Il suo peregrinare tra le capitali europee era la traduzione pratica di un’idea democratica e cioè che i popoli dell’Europa centrale avessero diritto a scegliere il proprio destino politico senza imposizioni imperiali.

La dissoluzione dell’Impero austro-ungarico, accelerata dalle sconfitte militari, offriva l’occasione storica perfetta che Masaryk attendeva e per cui si era preparato con meticolosa cura.

La proclamazione dell’indipendenza non fu un improvviso scoppio rivoluzionario, ma il coronamento di un disegno politico lungimirante, la cui ciliegina sulla torta fu la scelta del momento esatto per la proclamazione della Prima Repubblica.

La scelta di proclamare la Cecoslovacchia indipendente proprio lunedì 28 ottobre 1918, e non in un altro giorno della settimana, è uno degli esempi più raffinati di consapevolezza mediatica nella storia politica europea del Novecento. Masaryk, allora capo del governo provvisorio, sapeva bene che la “settimana informativa” globale iniziava con i quotidiani del lunedì, e a inizio settimana il mondo sarebbe stato più recettivo alla proclamazione della libertà del suo Paese, per la semplice ragione che i quotidiani del lunedì di tutto il mondo avrebbero dato uno spazio maggiore alla notizia.

Da qui la decisione di “fare la storia in funzione del cablogramma”.

Questo interessante aneddoto, è riportato nel libro Propaganda, del 1928. Il suo autore, Edward L. Bernays (1891–1995), è considerato il “padre delle pubbliche relazioni” per aver trasformato la comunicazione persuasiva in una disciplina sistematica. Nato a Vienna e cresciuto negli Stati Uniti, Bernays era nipote di Sigmund Freud e applicò alla perfezione le nuove teorie psicologiche alla gestione dell’opinione pubblica e della comunicazione. Propoganda, analizza proprio i meccanismi attraverso cui gruppi organizzati e leader possono influenzare volontariamente le abitudini e le opinioni delle masse nelle democrazie (e non solo). Con campagne innovative per clienti come la American Tobacco Company e la American Red Cross, Bernays definì tecniche tuttora centrali nel marketing, nelle relazioni istituzionali e nella comunicazione strategica politica, e tra i suoi “clienti” vi fu anche il Presidente T. G. Masaryk. Il primo Presidente della Cecoslovacchia capi che la nascita di una nazione non è solo un evento giuridico, ma anche comunicativo e, pertanto, va “costruito” in modo da massimizzare ricezione, legittimazione e risonanza internazionale e mediatica.

Masaryk, filosofo e sociologo, ancor prima che statista, unì alla legittimità morale del suo progetto nazionale una conoscenza e una disciplina comunicativa rare per l’epoca. La sua scelta rivela tre consapevolezze importanti: la centralità del “tempo mediatico”, l’opinione pubblica come attore politico, e la potenza del segnale mediatico internazionale.

Bernays utilizza l’episodio per dimostrare che la “nuova propaganda” non è un trucco, ma una tecnica sociale inevitabile e necessaria nelle società complesse. La frase che nel libro il suo autore attribuisce a Masaryk: “Se cambio la data di nascita della Cecoslovacchia… farò la storia in funzione del cablogramma” è l’emblema di un passaggio epocale: la politica efficace integra la gestione delle circostanze e dei ritmi comunicativi con la sostanza degli atti, al fine di aumentarne la portata mediatica.

In tempi di propaganda assolutamente non etica, come quelli degli anni in cui viviamo, questo aneddoto vuole essere uno spunto di riflessione per comprendere la distinzione tra un uso etico e un uso manipolativo delle tecniche di persuasione e comunicazione. Bernays, raccontandoci questo aneddoto, vuole accreditare un caso in cui la sensibilità al mezzo comunicativo serve una finalità legittima: la libertà di un popolo. È una differenza cruciale nella storia europea del Novecento, segnata da derive in cui la propaganda ha invece troppe volte rovesciato il rapporto tra fine e mezzi (gli esempi di ciò sono ancora ogni giorno sotto gli occhi di tutti). Masaryk, primo presidente della Cecoslovacchia, dimostra invece, in modo magistrale, che grazie alla comunicazione persuasiva è possibile curare la forma, senza tradire necessariamente la sostanza.

Mauro Ruggiero

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