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Marco Di Piazza, un artista Europeo. (IT, EN, CZ)

Domenica 30 settembre, a San Gimignano, in provincia di Siena, in uno dei luoghi più in vista della splendida cittadina toscana è stata collocata la statua “Genti in cammino-Voci dal mondo” del  pittore e scultore Marco Di Piazza. Questo evento che si inquadra nel decimo anniversario del gemellaggio tra San Gimignano e la città tedesca di Meersburg, è un simbolo del processo di rafforzamento dell’integrazione tra i popoli d’Europa; tema molto caro a Di Piazza che, per la sua storia personale e la sua vicenda artistica, possiamo definire: un artista “Europeo” con la “E” maiuscola.  La cerimonia ha rappresentato un vero e proprio epilogo della stagione praghese che il maestro Di Piazza aveva iniziato nella capitale boema con il supporto dell’ Italian Vision Club e che lo ha visto esporre alcune delle sue opere più importanti presso prestigiosi luoghi della città tra cui la storica sede dell’Istituto Italiano di Cultura.  Ispirato dalla città, crocevia internazionale di culture e lingue che forse più di ogni altra rappresenta l’idea di integrazione dei popoli, Marco Di Piazza scelse il piccolo gruppo disegnato nel 1993, simbolica unione umana,  da ingrandire e realizzare in acciaio. Al soggetto di figure in movimento vi associò la frase di Gandhi:  “Nessuna cultura può sopravvivere se cerca di essere esclusiva”. Tra novembre 2009 e dicembre 2010, Marco ha realizzato nei laboratori di San Gimignano e di Bonn  la scultura in due esemplari di dimensioni diverse: rispettivamente di 2,5 e 4 metri di altezza. Nel settembre 2010 la scultura di dimensioni maggiori è stata esposta in una piazza di Praga in occasione del Festival Internazionale di Arte Contemporanea. Ora la statua più grande trova la sua collocazione definitiva alle porte di San Gimignano, città che oggi rappresenta i valori dell’Unesco e che è stata una tappa importante sull’antica Via Francigena. La scultura è stata istallata nell’ambito della cerimonia del 40° Anniversario della Convenzione di Parigi che ha visto l’istituzione della Lista UNESCO del Patrimonio Mondiale dell’ Umanità.

 

Umanità in cammino

C’è una tensione armonica e costante nell’arte di Marco Di Piazza; un anelito profondo verso luoghi intangibili dell’essere non ancora venuti alla categoria dell’esistenza.Quella di Marco è una poetica del movimento, ma il movimento non inteso come puro moto nella dimensione spaziale. Il movimento delle sue figure è un continuo tendere verso frontiere di futuri altrove, alimentato da un sentimento cosmico primordiale: la nostalgia del futuro.

È l’umanità tutta ad essere significata – più che rappresentata – nelle figure dell’artista; un’umanità in fieri, in evoluzione sincronica di spirito e materia,  non ancora definita nella sua forma ultima e duratura, perchè in divenire incessante. Questa umanità ha il movimento come sua caratteristica peculiare, come suo modo proprio di rapportarsi all’essere ed è espressione pura dell’impulso universale dell’ andare oltre, del procedere continuo sulle possibili vie dell’esistenza. Essa è espressione di quello sforzo evolutivo proprio della natura che tende sempre a mete nuove e provvisorie.

Lo si vede nelle figure dell’artista, mai completamente definite nella loro forma, ma spesso solo abbozzate quasi a voler rappresentare questa essenziale incompletezza dell’ umano che cerca in uno slancio evolutivo gli stadi successivi di una sua perfettibilità.

Forse è per questo che l’autore, riferendosi al suo Gruppo di figure in cammino cita la frase di Gandhi che dice che Nessuna cultura può sopravvivere se cerca di essere esclusiva; proprio perchè, essendo la cultura espressione umana, anch’essa partecipa di questo perenne mutamento.

Ma in questo sua cammino universale, l’umanità non è intesa come individuo singolo sulla strada del proprio solipsismo – categoria cara al nostro tempo- ma come genere dal destino collettivo intento a condividere il sogno di un progetto comune di specie.

È  proprio con questa umanità in cammino che l’artista, per tramite della sua attenzione creativa, costantemente dialoga in uno stile personale ed essenziale, nel quale convergono esigenze espressive dell’arte e del pensiero antico, romantico e contemporaneo magistralmente amalgamate e metabolizzate per dar voce a silenziose e remote tensioni del suo animo. Guardando le sue opere, viene naturale pensare a grandi artisti quali Klimt, o Matisse con la sua “danse”, ma mentre le figure di Matisse vogliono rappresentare una mitica età dell’oro nel gesto dinamico e rievocativo della danza, quelle di Marco Di Piazza rappresentano un’età aura che non è ancora, che è potenza ancora inespressa nel divenire umano.

Marco riassume nella sua arte questa tensione, questo movimento infinito, servendosi di codici espressivi nuovi e al tempo stesso archetipici. Egli lavora la materia inerte continuando il sogno degli alchimisti, volendo dare a questa informità un ordine dinamico e trasformarla in quanto di più puro e vivo. Ferro, bronzo, marmo e tela si animano tra le mani dell’artista che consumano il rito demiurgico del portare la materia dal caos all’ordine, dall’indefinito alla forma. Nelle sue opere è facile scorgere gli echi del linguaggio della Tradizione e dei suoi codici: i contrari maschile e femminile e la loro sintesi; il processo di nobilitazione della materia vile e il ripetersi di costanti numeriche che consciamente o inconsciamente l’artista accoglie nelle sue opere.

L’essere umano di Marco di Piazza è microcosmo nel macrocosmo e per questo, partecipe nella sua avventura terrena, del destino evolutivo dell’universo tutto.

        

Mankind on the way

 There is a constant harmonious tension in the art of Marco Di Piazza; a deep longing for intangible places of  being not yet transformed into the category of existence. The poetics of Marco is the one of movement, but not movement in a purely spatial dimension. The movement of its figures represents a continuous approaching of frontiers of a future elsewhere, nurtured by a primordial cosmic feeling: the nostalgia for future.

It is the whole mankind that is being implied – rather than represented – in the artist’s figures; the mankind in fieri, in a synchronic evolution of spirit and material, not yet defined in its ultimate form as a consequence of the incessant becoming. The movement is the peculiar feature of this mankind, its own way of approaching being, and it is the pure expression of the universal stimulus to go beyond, to continuously proceed on the possible ways of existence. It is the expression of the evolutionary effort typical to nature, a nature that aims continuously at new and temporary objectives, on the way of a increasingly deep self-consciousness.

All this is evident in the artist’s figures, figures that are never completely defined in their form, they are often only sketched out, almost as if they wanted to express this essential incompleteness of a human being that looks, in its evolutionary impetus, for further stages of its own ability to improve.

This is maybe why Marco, referring to his Gruppo di figure in cammino, quotes Ghandi’s sentence: “No culture can survive if it tries to be exclusive”; precisely because of the fact that culture is a form of expression typical for humans, it is also a part of this everlasting movement.

However, in this universal path, mankind is not intended as an individual in front of its own solipsism – a category dear to our times – but rather as a part of collective destiny with the aim of sharing a dream of a common project of species.

And it is precisely through this mankind on the way that the artist, with his creative attention, leads a continuous dialog in a personal essential style, in which we find a prefect convergence of the expressive needs of art and of the ancient, romantic and contemporary thought, all marvellously merged and metabolized in order to give a voice to silent and remote tensions of the human soul. Looking at works of Marco Di Piazza it comes natural to think about big artists like Klimt or Matisse with his “danse”, however, while Matisse’s figures want to represent a mythical golden era in the dynamic gesture that evokes dancing, Marco Di Piazza’s figures refer to a golden era yet to come, an era which is still a potential and unexpressed strength in the human becoming.

Marco gives a summary of this tension in his art, a summary of this never ending movement, he does so by using codes of expression that are new and archetypal at the same time. He elaborates the still material carrying on the dream of alchemists, willing to give this non-form a dynamic order and to transform it into the purest and most lively thing. Iron, bronze, marble and toile: they grow in the hands of the artist, who consumes the demiurgic ritual of bringing the material from chaos into order, from the indefinite into a form. In his works, it is easy to spot the echoes of the language of the Tradition and its codes: male and female opposing and their synthesis, the process of dignifying the vile material and the repeating of numerical constants that the artist, consciously or unconsciously, accepts in its works.

The human being of Marco Di Piazza is a microcosm in the macrocosm: as a consequence of that, it is participating, through this terrestrial adventure, at the evolutionary destiny of the whole universe.

 

      

Lidstvo na cestě

 V umění Marca Di Piazza je harmonické konstantní napětí; hluboká touha po nedotknutelných místech bytí, která dosud nespadají do kategorie existence. Marcova poetika je poetikou pohybu, ne však pohybu jako pouhého pohnutí v prostorové dimenzi. Pohyb jeho postav představuje soustavné přibližování k hranicím budoucího jinde, poháněný prvotním kosmickým pocitem; nostalgií z budoucnosti. Umělcovy postavy – spíše než znázorňují – zachycují celé lidstvo; lidstvo in fieri, v synchronní evoluci ducha a hmoty, ještě ne ve své poslední podobě z důvodu nepřetržitého dění. Pro toto lidstvo je pohyb jeho osobitým rysem, jeho vlastní způsob vztahování k bytí a je čistým výrazem univerzálního impulzu k posunu dál, k plynulému pokračování po možných cestách existence. Je výrazem onoho evolučního úsilí příznačným pro přírodu, které neustále směřuje k novým a prozatímním cílům, na cestě za stále hlubším poznáním sebe sama. Je to patrné v postavách umělce, vždy zcela neurčeých formou, ale často pouze načrtnutých, jako by měly vyjádřit tuto zásadní neúplnost lidství, která v evolučním rozletu hledá další stádia sebezdokonalení. Možná právě proto Marco, v kontextu svého díla ,,Gruppo di figure in cammino”, cituje Gandhiho větu: “Žádná kultura nemůže přežít, pokud se bude snažit být exkluzivní”; právě proto, že kultura je čistě lidským vyjádřením, také ona sama je součástí této nepomíjivé proměny. Nicméně na této univerzální cestě lidstvo není chápáno jako jednotlivec před svým vlastním solipsizmem – kategorie drahá naší době – ale jako rod spojený kolektivním osudem s cílem sdílet sen o společném plánu celého druhu. A je to právě prostřednictvím tohoto lidstva na cestě, kterým umělec, skrze svou kreativní pozornost, nepřetržitě  rozmlouvá osobním  a esenciálním způsobem, ve kterém se sbíhají potřeby uměleckého vyjádření s antickou, romantickou a soudobou myšlenkou, mistrovsky spojené a vstřebané tak, aby daly hlas tichému a vzdálenému napětí lidského ducha. Při pohledu na díla Marca Di Piazza je přirozené pomyslet na velké umělce, jakými byl Klimt nebo Matisse se svojí “danse”, ale zatímco postavy Matisse mají představovat bájný zlatý věk dynamickým gestem připomínajícím tanec, pak postavy Marca Di Piazza vypráví o zlatém věku, který má teprve přijít, který je nevyjádřenou možností lidského vývoje. Marco ve svém umění pojímá toto napětí, tento nekonečný pohyb, s pomocí nových a zároveň i archetypálních výrazových kódů. Zpracovává netečnou hmotu a zachovávaje sen alchymistů, chce dát této beztvarosti dynamický řád a přetvořit ji v cosi čistého a živého. Železo, bronz, mramor a plátno ožívají v rukou umělce, který provádí tvůrčí obřad přenosu hmoty z chaosu k pořádku, z neurčitosti k formě. V jeho dílech je snadné spatřit ozvěny jazyka Tradice a jejích vzorců: protiklady mužského a ženského a jejich spojení; proces zušlechťování základní hmoty a opakující se numerické konstanty, které úmělec záměrně či nevědomky hostí ve svých dílech. Lidská bytost v pojetí Marca Di Piazza je mikrokosmem v makrokosmu a proto, ve svém pozemském dobrodružství, je součástí vývojového osudu celého vesmíru.

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