
Roma ha vissuto una notte da ricordare. Il Golden Gala Pietro Mennea 2025, quinta tappa della Wanda Diamond League, ha trasformato lo Stadio Olimpico in una cattedrale di atletica sotto le stelle, con tre migliori prestazioni mondiali stagionali, due record del meeting e un pubblico incandescente a celebrare campioni internazionali e stelle italiane.
L’acuto più fragoroso della serata arriva dai 5000 metri femminili, dove la keniana Beatrice Chebet firma la seconda prestazione mondiale di sempre con un impressionante 14:03.69, ad appena tre secondi dal record del mondo di Gudaf Tsegay. Ma la vera ovazione è tutta per Nadia Battocletti, che in una gara di altissimo livello sfodera una prestazione leggendaria: terzo posto, 14:23.15, nuovo record italiano, record italiano di passaggio ai 3000 metri (8:45.48) e seconda prestazione europea all-time. Dietro a Chebet, che ha guidato il gruppo in un forcing estenuante sin dall’inizio, si è piazzata l’etiope Hailu in 14:19.33. In totale, ben sedici atlete sono scese sotto i 15 minuti, rendendo la gara una delle più dense di talento della storia del meeting romano.
Nadia Battocletti ha commentato con emozione
la sua impresa:
«Correre davanti a un pubblico così è sempre speciale. Oggi ho dato tutto,
volevo confermare il mio stato di forma in vista della stagione estiva. Il
ritmo di Chebet era impressionante, ma sono felice del mio risultato e del
nuovo record. Questo è solo l’inizio, guardo con fiducia ai prossimi
appuntamenti.»
Sui 100 metri maschili si è rivisto lo statunitense Trayvon Bromell, che ha ritrovato smalto e fiducia firmando un fulminante 9.84 (+1.1 m/s), miglior crono mondiale dell’anno e tempo più veloce al Golden Gala dal 2015. Alle sue spalle l’ivoriano Eseme (9.99) e il keniano Omanyala (10.01). Giornata più difficile per Filippo Tortu, settimo in 10.19, e sfortunata per Chituru Ali, costretto a rallentare per un problema fisico chiudendo in 11.21.
Sulla pedana del lungo, Mattia Furlani
è stato protagonista di una sfida appassionante. Dopo una serie in crescendo,
ha piazzato un 8,13 all’ultimo salto che sembrava valergli la vittoria. Ma
l’australiano Liam Adcock, con 8,34, ha ribaltato tutto all’ultimo tentativo,
beffando il giovane azzurro. Il campione olimpico Tentoglou si è dovuto
accontentare dell’8,10 che gli è valso il terzo posto.
Furlani ha raccontato così la sua gara: «Sono soddisfatto della progressione
che sto avendo, e dell’ultimo salto a 8,13 che purtroppo non è bastato per
vincere. Adcock è stato fortissimo all’ultimo tentativo, ma questa battaglia è
un grande stimolo per me in vista dei prossimi impegni. Ogni gara è un passo
avanti nel mio percorso.»
Altro show è arrivato dall’asta femminile, dove Roberta Bruni ha brillato con un ottimo 4,65, a soli dieci centimetri dal proprio record italiano. Ha chiuso seconda ex aequo con l’americana Gabriela Leon, dietro alla connazionale Sandi Morris, unica a valicare 4,80. Nona Elisa Molinarolo con 4,35.
Nel peso maschile, Zane Weir ha dimostrato una condizione solida lanciando a 21,67, alle spalle solo del neozelandese Tom Walsh (21,89). Ancora un podio per l’Italia e segnali positivi in vista di Parigi. Settimo Leonardo Fabbri con 21,35.
L’ostacolista Ayomide Folorunso ha regalato un’altra perla al pubblico romano nei 400 hs: perfetta nei passaggi e coraggiosa nel rettilineo finale, ha chiuso in 54.21, seconda con la seconda prestazione europea dell’anno, dietro alla giamaicana Knight (53.67). Ottava Linda Olivieri (56.06).
Sui 1500 metri maschili, gara di livello stellare: il francese Azeddine Habz ha avuto la meglio in 3:29.72, davanti a Timothy Cheruiyot, ma è l’azzurro Federico Riva a scrivere una pagina di storia: decimo posto, ma con 3:31.42, seconda prestazione italiana di sempre dopo Gennaro Di Napoli. Gara velocissima con ben dieci atleti sotto i 3:33.
Degno di nota il disco femminile che ha visto la statunitense Valarie Allman confermare la propria superiorità con un poderoso 69,21, nuovo record del meeting. A seguire la cubana Perez (66,63) e l’olandese Van Klinken (65,77). Decima Daisy Osakue, che ha chiuso con 56,40.
Il 400 maschile è stato vinto in 44.22 dallo statunitense Quincy Hall, in un arrivo al fotofinish con Zakithi Nene (44.33). Terzo Kebinatshipi. L’azzurro Edoardo Scotti, ottavo, ha comunque migliorato il suo stagionale con 45.68.
Infine, il salto in alto maschile ha offerto una gara ricca di contenuti tecnici ed emozioni contrastanti. Il sudcoreano Woo Sang-Hyeok si è imposto con 2,32, davanti all’ucraino Vladyslav Doroshchuk (2,30) e al giamaicano Christoff Beckford (2,26). Il miglior azzurro in gara è stato Matteo Sioli, quinto con 2,23, misura che conferma la sua crescita nel panorama europeo ma il centro dell’attenzione del pubblico italiano era tutto per Gianmarco Tamberi, al suo esordio stagionale dopo un lungo periodo di preparazione.
Il capitano azzurro ha scelto il Golden Gala per testare la pedana e il proprio stato di forma, dopo mesi di allenamenti senza competizioni. Ha scelto di entrare in gara a 2,16, misura che ha superato brillantemente al primo tentativo, mostrando un gesto tecnico pulito e una rincorsa fluida, ma ha poi commesso tre errori consecutivi a 2,21, chiudendo con un piazzamento lontano dai vertici. Nessuna delusione però nel suo sguardo: Tamberi ha mostrato il sorriso di chi sa perfettamente dove si trova nel proprio percorso. Ha salutato il pubblico con il consueto carisma, firmando autografi e regalando il solito show, consapevole che la vera sfida saranno le prossime Olimpiadi, dove cercherà scrivere un’altra pagina leggendaria della sua carriera.
A margine della gara ha dichiarato:
«Sono contento di come è andata, era importante tornare in gara. Mi aspettavo
di essere più indietro, invece ho avuto sensazioni davvero buone.»
L’intero evento è stato preceduto da un commosso minuto di silenzio per Giorgio Lo Giudice, storica voce dell’atletica italiana. È stato un omaggio sentito, cui ha fatto eco l’abbraccio caloroso del pubblico agli azzurri reduci dai trionfi ai Mondiali indoor di Nanchino, come Andy Diaz e Zaynab Dosso, entrambi premiati con una standing ovation.
Giulia Nardová