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Cinque poesie. Di Luca Cristiano

Luca Cristiano, al terzo anno di Dottorato in Studi Italianistici presso l’Università di Pisa, si trova attualmente a Praga per un periodo di collaborazione con l’Università Karlova e l’Istituto Italiano di Cultura. È nato nel 1980 a Potenza. Quando aveva sei mesi la casa in cui abitava è crollata giù da un costone di roccia durante un terremoto, lasciandolo illogicamente vivo.

1

magnolia
un volo d’arco bianco
quindici centimetri più vicino ai tetti
di quanto non lo sia la mia testa piagata
che pensava in sette chilogrammi
la parola del giorno
magnolia
il colombo mi inchioda al sole
aprendo al suolo la pianta
dei piedi
mentre sette chilogrammi
mi pensano in testa
magnolia

 

2

la sconosciuta ha la faccia d´avorio
mi tocca una mano per sbaglio
lasciandoci sopra un insetto
se fossi una sfera vedente
il lancio di dadi del cosmo
saprei il silenzio perfetto
l´esatto ammontare dei giorni
ma sono una mela ossidata
l´avanzo di belle ambizioni
le miglia che ho corso cadendo
la lama che perde splendore
rimango
alla fine
da solo
degrada la luce che ammala
il sale ricopre i palazzi
mi tocca una mano
è d´avorio
paziente e più calmo di un morto
regalo il mio sangue all´insetto

 

3

i ragazzini che fermavano il tempo
toccando il pallone con l’esterno del piede
prima di rientrare sul sinistro
fintare
di nuovo e segnare guardando già da un’altra parte
ora si infiammano i tendini del polso e del gomito
continuando a sollevare il vassoio mentre avanzano
senza poter cambiare direzione
costretti a sorridere conducono il bicchiere
pieno di ghiaccio alcol e limone alla bestia panciuta
che siede di fianco a una donna una
donna che dovrebbe camminare con un arcobaleno al collo
porta il tuo guinzaglio
porta il suo guinzaglio
i ragazzi cadevano nei buchi neri ogni sera
prima di dormire prima di salvare in sogno
il mondo le madri la scia di luce di un lancio lungo
trattenuto col collo del piede non tira
ancora non tira il portiere è quasi a terra
muove un’altra volta il ginocchio un’altra volta
soltanto e sarà steso
steso per sempre colpo sotto mentre
guarda
gia’
da un’altra
parte

 

4

i treni si abbattono a ondate
contro luoghi progettati per l’assurdo interscambio
e autobus biciclette colonie mobili
di passanti
ristagnano in attesa del moto
nessuno in particolare
accorda il silenzio alla coltre d’alluminio che tace
mentre rimuovo
dalle guance di un’amica
diversi strati di suono
se qualcosa crolla
dietro la sua schiena
cade senza sgualcire
le pieghe esauste del vento
si abbattono i treni gocciando
litigi tra stracci bagnati

 

 

5

serpente che spezza le schiene
colonna di sei rampicanti
germania versata nel secchio
dimora dei tuoi turbamenti
allaccia le corde dei seni
coronati il capo di schiuma
rigetta gli assurdi contratti
ridammi
agli amici già morti:
liquame confuso cadevo
perché tutto questo mi importa?
strisciata interrotta dei pini
concilio silente dei treni
festosa battuta di cosce
sorriso imperversa caduco
francesca sentiva se stessa
per sempre sul labbro inferiore
puoi fare di tutto alle donne
che restano in piedi e l’assedio
conduce alla gamba
sbadata reclusa visione
perdonami tutti gli abusi
sapremo avanzare nell’ombra
reclami più forti e riottosi

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